La libertà di scelta
IL BLOG DI MARICA MUSUMARRA
Io odio la gente che si lamenta. Per questo motivo cerco di non lamentarmi mai, perché rischio di provare antipatia, astio e ribrezzo per me stessa. Evito di farlo anche per un altro motivo: nella mia vita ho sempre risolto i miei problemi da sola, me la sono sempre cavata seguendo le mie idee e il mio istinto (a volte sbagliando, certo, ma anche questo mi ha aiutato) e anche le delusioni più grandi e i dolori più insopportabili li ho sempre tenuti per me. Non nego che questo modo di agire non mi abbia causato problemi (vedi la gastrite, la tachicardia, l’insonnia e tante belle cose), ma ho sempre preferito sbrigarmela per conto mio piuttosto che stressare i cervelli degli altri.
Che poi, dico io, la gente che si lamenta a fare? Per fortuna ad ogni essere umano è stato fatto un dono, che personalmente ritengo essere il migliore in assoluto: il libero arbitrio. Frasi come ‘ognuno è artefice del proprio destino’, ‘ognuno ha ciò che merita’, ‘la vita è fatta di scelte’ e così via non sono altro che la trascrizione di un potere che le persone sottovalutano e molto spesso (prevalentemente per convenienza) ignorano. Siamo tutti liberi di scegliere cosa fare della nostra vita e nonostante io sia estremamente fatalista ritengo anche che ogni singola persona si trovi quasi sempre nella posizione e nella condizione di poter decidere da che parte stare. Detto questo, sostengo quindi che sia profondamente inutile lamentarsi di un qualcosa che non ci appaga e nonostante questo non muovere un dito per cambiare le cose.
Scegliere vuol dire contemporaneamente escludere ed includere. Comporta la rinuncia di qualcosa e la conquista di altro. E a volte implica anche il coinvolgimento di terzi che (purtroppo per loro) si ritrovano ad essere dei burattini, i cui fili diventano le scelte manovrate e gestite da chi detta le regole. E che spesso, per egoismo o per semplice mancanza di coraggio, non riesce a mollare quei fili per rendere a tutti la vita più semplice.
Nessuno dovrebbe mai far dipendere la propria felicità da qualcun altro. Nessuno dovrebbe mai arrogarsi il diritto di poter decidere della vita di chi gli sta accanto. Nessuno dovrebbe mai mostrarsi talmente tanto ipocrita da proseguire su una strada che, in maniera alquanto evidente, non fa altro che seminare sofferenza e spingere la gente a rinchiudersi in manicomio.
Nessuno costringe nessuno a stare dove sta, a fare quello che fa, a vivere le situazioni che vive. Ognuno possiede quel libero arbitrio che permette di decidere se stare dove si sta, se fare quello che si sta facendo, se vivere la situazione che si sta vivendo. E nel caso in cui tutto questo non andasse bene, il libero arbitrio concede anche l’opzione di chiudere, cambiare, ricominciare. Magari in meglio.
C’è una cosa però che il libero arbitrio non contempla: il buon senso. Quest’ultimo, che dovrebbe essere innato in ciascun essere umano, in realtà è ormai merce rara, valore sminuito e svuotato del suo vero significato, fin troppo spesso sbeffeggiato e deriso dal dio amor proprio che, strafottente e pieno di sé, poco si interessa di chi lo circonda: il suo unico obiettivo è quello di far prevalere se stesso, costi quel che costi.
Se il buon senso avesse ancora spazio ci sarebbe meno gente dal lamento facile. Quel lamento inutile e insopportabile che proviene da chi di prendere una decisione e giocare al meglio la carta del libero arbitrio proprio non ne vuole sapere. E preferisce lamentarsi, rimanendo dove non vuole stare, continuando a fare qualcosa che non vorrebbe fare, vivendo una vita che non vorrebbe vivere. Soffrendo, aggiungo.
E allora mi viene da dire soltanto una cosa (senza scadere nel volgare, ma solo perché ogni tanto mi leggono anche i miei parenti e non mi sembra educato): chi è causa del suo male pianga se stesso. Ed eviti di versare lacrime colme di sensi di colpa, di rimorsi e anche di una buona dose di falsità nelle orecchie degli altri. Piuttosto, si renda conto che la ruota prima o poi gira. E chi oggi si diverte e fare il burattinaio, domani si ritroverà inevitabilmente a fare il burattino.
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